Gigliese

Mulino del Dolce

Mulino del Dolce









Dei vari mulini, sia ad acqua che a vento, costruiti all'Isola del Giglio per soddisfare i bisogni di macinatura degli abitanti, ve ne era uno molto importante, situato a ridosso del Fosso del Dolce per convogliare piú facilmente tutta l'acqua della valle, specialmente in estate quando le piogge erano scarse.
Ma fu successivamente abbandonato a causa delle siccità che via via colpivano anche il Giglio.
Per arrivare al mulino occorre seguire il sentiero n. 309, la vecchia mulattiera del Dolce.
Questa mulattiera era molto utile negli anni 50/60 del secolo scorso perché serviva giornalmente ai minatori per recarsi a lavoro dal Castello alla miniera dell'Allume, percorso piú breve rispetto a quello che passava per il Campese.
Il percorso inizia dalla piazzetta della fonte del Castello sotto il parcheggio, dove si può anche lasciare l'auto. Dopo averci lasciato alle spalle le ultime costruzioni si continua sul sentiero che si snoda fra antiche "greppe" fino a raggiungere la valle.
Giunti al guado del ruscello troviamo sulla destra due palmenti (Vedi figura 1), continuiamo sulla destra costeggiando il ruscello tramite un sentiero improvvisato (Vedi figure 2 - 3 - 4) fino a quando troviamo un "liscione di granito" scanalato per la raccolta dell'acqua (Vedi figura 5); siamo alla diga e sotto vediamo tutto il complesso del mulino (Vedi figura 6), una bellissima costruzione in granito, come in granito sono anche tutte le tubazioni dell'acqua.



Ecco cosa scrive l'Architetto Bruno Begnotti a pag. 346 del suo libro "Isola del Giglio - cronache del XIX secolo", edito nel 2009 a cura del Circolo Culturale Gigiese, a proposito dei mulini dell'Isola:

"" Il Giglio ha avuto anche alcuni mulini ad acqua; il Sommier ne classifica due, uno nella Valle della Botte e l'altro nella Valle Ortana, entrambi abbandonati per mancanza... di acqua. Del primo dei due, detto del Docce gli isolani si servirono quando venne lasciato al proprio destino il mulino a vento del Poggio.
Il Brizzi dice che esso fu costruito "diversi anni prima, da un prete passionista (fra' Rocco, ricorda lo Schiaffino) capitato al Giglio per la predicazione o per la questua. È vasto e provvisto di un bel serbatoio per l'acqua che serve a mettere in moto il meccanismo macinante. Questo mulino è ora in rovina (circa il 1898, ndr.) )ma nel 1819 era stato restaurato, come risulta dalla scritta della lapide sopra la porta: Rochus Aldi Rest. ut A.D. 1819".
Del secondo dei due mulini ricordati dal Sommier, quello della Valle Ortana, rimangono, alla fine del secolo, solo pochi avanzi e pochissime notizie. Si sa, dal Brizzi, che esso fu edificato probabilmente alla fine del secolo XVIII, dato che l'Ufficio dei Fossi di Grosseto, con lettera del 24 fabbraio 1781, chiedeva informazioni al Governatore dell'Isola, Giuseppe Spigliati, avendo avuto domanda, da un certo Giuseppe Modesti che chiedeva sussidi per la costruzione di uno o due mulini ad acqua. Si può allora arguire che tutto ciò, unito al fatto che Pietro Leopoldo intendeva costruire un mulino per i Gigliesi, che ne erano privi, dimostra che verso il 1780 non esistevano mulini di sorta all'Isola del Giglio.
La vicenda dei due mulini ad acqua è ricordata anche da Daniele Manzini che dice: "Eravi due mulini a Gora, uno nella valle detta del Docce , e apparteneva alla Comunità, e l'altro sottoposto al medesimo, chiamato della Botte, situato alla fonte del confluente, da dove la Valle, cambiando nome, prende quello del Molino duddetto del quale ignorasi chi fosse il proprietario; questo molino è attualmente quasi distrutto, quello del Docce fu conceduto dalla Comunità ad un certo Rocco di Domenico Aldi, nel 1819, che fece resarcire e rendere macinabile, ma il retratto non corrispondendo alla spesa, dopo sei o sette anni venne di nuovo abbandonato; ora questo Molino à stato acquistato dal mugnaio Giovanni Spinelli il quale lo ha fatto restaurare e messo in azione; giova quindi sperare ch'egli possa incontrare sorte migliore del suo antecessore".
Tutto qua. Dalle molteplici e ripetute vicende dei mulini gigliesi, si può però trarre una conclusione difficilmente contestabile: non la mancanza di vento e né la penuria di acqua sono state evidentemente le cause vere dei loro fallimenti. Per trovarle, penso, bisognerà spffermarsisulla natura e sul caraattere degli abitatori dell'Isola, la qual cosa non è nelle finalità del presente capitolo. ""




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