Gigliese - Famiglie

Antiche famiglie gigliesi

Le antiche famiglie dell'Isola del Giglio

(da una ricerca del Prof. Ennio De Fabrizio)

 

Il presente studio, storico demografico, delle famiglie gigliesi si basa sulle registrazioni conservate nell'Archivio Parrocchiale e su alcuni documenti rinvenuti nell'Archivio Comunale dell'Isola del Giglio e in quello di Stato di Firenze.

I registri dei battesimi, delle sepolture e dei matrimoni risalgono solo al 1622, probabilmente quelli precedenti sono andati dispersi, dato che al termine del Concilio di Trento, anno 1565, le parrocchie ebbero l'obbligo di tenere le registrazioni di tutti gli atti sacramentali.

Tuttavia, il recente ritrovamento, nell'Archivio di Stato di Firenze, di un nuovo documento[1] ha permesso l'acquisizione di date di nascita antecedenti al 1622. E' un censimento della popolazione maschile, di età compresa tra i 60 e i 16 anni, fatto nel 1627 da Gello Catastini, inviato da Cosimo I. Nel documento sono annotati il nome, la paternità, l'età, la provenienza e talvolta il cognome di tutti gli abili al servizio militare.

Integrando queste scritture con quelle degli economi parrocchiali e degli scrivani comunali, è stato possibile non solo costruire gli alberi genealogici dal 1500 al 1600 compreso, ma anche scoprire la provenienza delle attuali famiglie isolane.

Sono qui definite 'antiche' quelle famiglie che iniziano prima del 1700.

Nelle tavole I-XXVIII, i riquadri a colori si riferiscono a quei documenti, estranei ai registri parrocchiali, che riportano date di nascite o nomi di capifamiglia; le frecce indicano l'inizio di nuovi rami e le date tra parentesi sono state calcolate considerando 25 anni per ogni nuova generazione, metodo normalmente adottato in Demografia Storica.

Il riquadro azzurro rappresenta la lista dei capifamiglia[2], compilata probabilmente da un parroco alla fine del 1500.

Alcune famiglie 'estinte' sono state riportate, in questo breve studio, per il loro significativo contributo genetico all'ecotipo isolano.

Il primo e più antico gruppo è costituito da quelle famiglie, di probabile origine pisana, scampate alla morte e alla deportazione, in seguito al feroce attacco del pirata tunisino, detto il Barbarossa, nel 1544

 

I. Andreini

Famiglia non molto numerosa di provenienza pisana, Nel 1587, Lazzaro di Nardo Andreini, all'età di 27 anni, assunse la carica di Fattore della Chiesa. Dai registri dei matrimoni risulta che gli Andreini, a fine '800 si erano imparentati con tutte le altre famiglie gigliesi, mostrando una preferenza per le Arienti, 6 volte, e le Bancalà, 5 volte.Il numero dei figli generati era di 140 su 31 matrimoni.

 

II. Baffigi

Probabilmente i Baffigi fanno parte di quelle famiglie che, alla fine del 1200, furono scacciate dai Genovesi dalla colonia pisana di Bonifacio in Corsica[3] e che ripararono prima in Maremma e poi in Giglio, all'epoca possedimenti di Siena e di Pisa, rispettivamente. Dal 1622 a tutto il 1800 i Baffigi contrassero 125 matrimoni ed ebbero 717 figli. Si unirono 19 volte con le Bancalà,. Nel 1587 troviamo Girolamo di Giorgio incaricato, a 40 anni, come Viario e il fratello minore Domenichino, di 18 anni, come Consigliere. Nel 1635 il sacerdote Bernardino di Andrea diventò coadiutore nella parrocchia di Giglio. È doveroso menzionare Giovacchino Baffigi (1776-1851) Capitano delle guardie del Granduca Leopoldo e il suo pronipote Generale di divisione Enrico Baffigi, addetto militare italiano in Romania, morto a Bucarest nel 1936.Il cognome è di formazione locale.

III e IV. Bancalà

Questa famiglia che nella su citata lista del 1500 è già costituita da due rami distinti, quello di Matteo e quello di Alcide, ha secondo la tradizione locale origini ispano-moresche. Molto numerosa e ben adattata, costituisce la nerbatura genetica di tutti gli isolani. Alla fine del 1800 le numerose famiglie dei Bancalà avevano generato 1162 figli su 214 matrimoni, contratti in particolare 23 volte con le Bancalà, 17 volte con le Aldi, 14 volte con le Baffigi e le Modesti, e 13 volte con le Rossi e le Lubrani. Il ramo di Alcide non ha attuale discendenza.Questa famiglia vanta l'unico garibaldino dell'isola nella persona di Antonio di Stefano Bancalà (1848-1920) cugino del Generale Enrico Baffigi. Antonio prese parte alla spedizione dei Mille nel 1860 e al suo ritorno al Giglio godette di un generoso vitalizio.

 

V. Fisei  

Famiglia ora estinta. L'ultimo dei Fisei, Gio Girolamo, nacque nel 1782. I Fisei hanno generato 30 maschi e 25 femmine. Sono documentati alcuni interessanti episodi, della storia di Giglio, legati a questa famiglia, dedita al mare, alla campagna e alla difesa militare dell'isola. Pasqualino, castellano della torre del Porto, fu fatto schiavo nel 1544 e dopo 20 anni tornò al Giglio. Scrisse quindi al Granduca, chiedendo di ottenere una vigna che era appartenuta ad uno zio paterno. Non sene conosce l'esito. Anche al figlio Antonio, nel 1588, toccò la stessa sorte, ma al suo ritorno chiese al Granduca, Ferdinando I, solo 5 cataste di legna, come risarcimento. Caterina, sorella di Antonio, sposa sedicenne di Gio di Antonio Miliani, fatto oggetto, per la sua avvenenza, delle pesanti attenzione del Governatore Manzoni, si confidò con il marito che, armatosi di picca e spada, attentò alla vita dell'attempato spasimante. Ne seguì un lungo processo che inevitabilmente finì con la condanna del Miliani[4]. Anche questa famiglia potrebbe far parte di quelle profughe dalla Corsica. Il cognome Fisei è locale.

 

VI. Rossi Santi

Questa famiglia va distinta da quella di Domenico Rossi, del gruppo inviato da Pienza, per ripopolare l'isola alla fine del 1500.

I nomi ricorrenti dei Rossi sono alternativamente Santi e Antonio. Tuttavia, fare delle statistiche è difficile per le frequenti omonimie. Anche gli economi parrocchiali si sono trovati in difficoltà, dando, a volte, a una delle due famiglie il cognome latino di "de Rubriis". Comunque, sulla base dei nomi ricorrenti si può stimare che, alla fine del 1800, i figli generati risultavano 161 su 32 matrimoni.

 

VII. Danei

Enea d'Enea, nato al Giglio nel 1583, secondo il censimento del Catastini, è di origine corsa, stando a quanto si sono tramandati i suoi discendenti. E' probabile, quindi, che il padre, che porta lo stesso nome sia uno dei sopravvissuti della strage del 1544, perchè, come gli altri rifugiati della colonia pisani di Bonifacio, non solo era un contadino, ma anche un militare e anche armato. Comunque, Enea padre non viene annoverato nei capifamiglia nel secolo XVI. Il patronimico "d'Enea" subisce nei registri delle trasformazioni. Dal 1694 "d'Eneo" o "d'Aneo" ed infine dal 1740 in poi la famiglia prende il definitivo cognome di "Danei". La moglie di Enea d'Enea è Luisa Fisei; altra famiglia di probabile origine corsa, il cui cognome può aver subito un'analoga contrazione da "d'Efisio", "di Fisio" ed infine "i Fisei". Questo cognome esiste in Sardegna e anche nella vicina Corsica. I Danei nati alla fine del 1800 erano 290 su 57 matrimoni, contratti in particolare 6 volte con le Rossi e 5 volte con le Bancalà.

 

Si passa quindi alle famiglie contadine inviate da Pienza, per volontà di Donna Francesca Piccolomini.

 

VIII. Aldi

Il capostipite, nato a Pienza intorno alla metà del 1500, compare nella lista suddetta. Caio di Camillo è citato in un documento dell'Archivio Comunale. Camillo figlio di Caio, nato nel 1575, data rilevata dal registro dei sepolti e il nipote Filippo del 1603 non risultano censiti dal Catastini nel 1627, pur rientrando nell'intervallo di età stabilito. A fine '800 erano nati 561 Aldi su 121 matrimoni, tra cui 18 con le Bancalà, 10 con le Aldi, 7 con le Miliani, 6 con le Danei e 5 con le Mai e le Lubrani.

 

IX. Rossi Domenico

Domenico nato a Pienza nel 1567, compare nella lista della chiesa. Benedetto e Bastiano sono censiti dal Catastini. Il valore stimato dei figli generati a fine '800 è di 263 su 63 matrimoni.

 

X. Miliani

Simone, nato a Pienza intorno al 1500, giunge in Giglio con il figlio Antonio ed i nipoti, Giovanni e Domenico. Questi, poi, sposeranno delle gigliesi. Giovanni nel 1577 fu confinato a Castiglione per il tentato omicidio del Governatore Manzoni, che aveva insidiato la sua giovane sposa Caterina Fisei. Il pronipote di Domenico, Olimpio Miliani, nato il 1666, diventò Monsignore presso la Santa Sede e morì in Giglio a 87 anni. Dal 1622 alla fine dell'800 i Miliani generarono 200 figli su 32 matrimoni, tra i quali 6 volte con le Bancalà e 4 con le Baffigi.

 

XI. Preziani

Anche i Preziani giungono da Pienza, ma attualmente non c'è un loro diretto discendente. L'ultimo dei Preziani, che compare nei registri, è GioDomenico di Paolo, che morì a 38 anni nel 1813. I Preziani generarono 117 figli e contrassero 26 matrimoni e 6 volte con le Bancalà.

 

XII. Biondi

L'atto di sepoltura di Mario di Giorgio Biondi, all'età di 80 anni nel 1622, ci fornisce la sua data di nascita e la paternità. Il figlio Lazzaro, morto un mese prima del padre, è incluso nella lista dei capifamiglia del secolo XVI. A fine '800 la prole dei Biondi ammontava a 353 su 69 matrimoni. Si sono sposati in particolare 10 volte con le Bancalà e 5 volte con le Baffigi, le Andreini e le Aldi.

 

Il seguente gruppo comprende, invece, famiglie, i cui capostipiti erano inizialmente dei pescatori, provenienti da zone sovrappopolate, in cerca di un pezzo di terra e di un mare non sfruttato o artigiani e militari, voluti dal Granduca per la miniera di ferro, per la costruzione di case e per la difesa dell'isola.

 

XIII. Centurioni

Il capostipite di questa famiglia potrebbe essere quel Marco Centurioni che, chiamato da Cosimo I, nel 1555 al comando di una nave genovese liberò la torre del Porto dai Francesi[5].  Infatti., il nome Marco è ricorrente tra il 1561 e il 1628. Il figlio Domenico è annoverato nella lista parrocchiale dei capifamiglia del 1500. Alla fine del 1800 i Centurioni avevano generato 211 figli su 45 matrimoni, contratti spesso con le Bancalà, che sono sempre state le più numerose.

 

XIV. Pini

Michele viene in Giglio verso la fine del 1500, con il figlio Raffaele e i nipoti, Piero e Battista, tutti nativi di Prato. sono dei militari esperti di difesa. Infatti, Piero diventa subito castellano della torre del Porto e passa, poi, l'incarico al figlio Raffaello, nato in Giglio. A fine '800 erano nati 502 Pini su 102 matrimoni, tra questi si contano 12 con le Bancalà, 8 con le Aldi e 5 con le Baffigi e le Biondi.

 

XV. Arienti

Verso la fine del 1500, Giovanni viene al Giglio dal contado di Bologna, probabilmente Porretta. Si sposa e passa il suo mestiere di fabbro ai figli, nati in Giglio. Come è accaduto a tutte le altre famiglie, anche gli Arienti saranno in seguito trasformati dall'ambiente in agricoltori e scalpellini. Al termine del 1800, gli Arienti nati erano 454 su 84 matrimoni, tra i quali 7 con le Aldi e le Bancalà, 6 con le Baffigi e 5 con le Rossi e le Pini.

 

XVI. Lubrani

Francesco Lubrano, pescatore proveniente dalla popolosa isola di Procida, approda in Giglio con la moglie e due figli, Pietro e GiacomAntonio, nella seconda metà del '500. Sicuramente avrà fatto una richiesta al Granduca per una terra e una abitazione. Pietro e GiacomAntonio si sposano in Giglio e danno origine ad una folta discendenza. Il loro cognome originario si trasforma in Lubrani dal 1678 in poi. A fine '800 i figli nati erano 356 su 63 matrimoni, 11 dei quali contratti con le Bancalà.

 

XVII. Mai

Anche GioAngelo, che compare nella famosa lista parrocchiale, approda al Giglio dal Regno di Napoli, nello stesso periodo dei Lubrani. Si sposa e dei tre figli maschi, Giuliano, Raffaello e Girolamo, solo il primo e l'ultimo danno inizio a due rami della famiglia Mai gigliese. Dopo circa tre secoli i Mai nati erano 252 su 53 matrimoni, contratti in particolare 11 volte con le Bancalà, 7 volte con le Modesti e 5 volte con le Aldi.

 

XVIII. Modesti

Michele giunge al Giglio dall'Elba intorno al 1560, si sposa e genera Giacomo, chiamato dai paesani 'pitocco'. Ha molti figli e lascia il suo soprannome ad una località dell'isola, di sua proprietà, che ancora oggi viene detta 'La Pitocca', ma non si può escludere l'inverso. Dal 1622 a tutto il 1800, la progenie dei Modesti ammontava a 416 figli su 74 matrimoni. Questa volta le spose preferite sono le Aldi, 9 su 7 Bancalà 4 delle Mai e delle Brizzi.

 

XIX. Giudici

Questa famiglia proviene da Genova ed è costituita, dalla parte maschile, dal padre Francesco e dal figlio Agostino. Questi muore prima del censimento dal Catastini del 1627, lasciando un figlio che porta il nome del nonno. Il giovane Francesco sposa una Aldi e il figlio Antonio prosegue la discendenza. I figli generati a fine '800 erano 199 su 26 matrimoni, tra i quali sene contano 4, con le Bancalà, le Aldi, le Rossi e le Modesti.

 

XX. Solari

Lazzaro e il figlio Benedetto provengono da Siena. Giacomo figlio di Benedetto nasce al Giglio nel 1592 e viene censito dal Catastini. Nei primi anni del 1800 troviamo i discendenti di Giacomo dediti alla pesca e residenti al Porto, per aver sposato le figlie di quei pescatori che si erano recentemente stabiliti sull'isola. La famiglia non presenta molti rami. Al 1876[6], erano nati 77 Solari su 15 matrimoni, con ragazze del Porto.

 

XXI. Botti

Bartolomeo. mastro muratore nato a Lucca nel 1567, è sposato a Portoferraio, dove sono nati il figlio Onofrio ed il nipote Bartolomeo. Bartolomeo, il giovane, si sposa in Giglio e suo figlio Antonio prosegue la discendenza. Probabilmente il vecchio Bartolomeo aveva già lavorato, a Portoferraio, per il Granduca Cosimo I. Alla fine del 1800, la progenie dei Botti ammontava a 76 su 19 matrimoni, con quasi tutte le famiglie.

 

XXII. Massarini

Anche i Massarini, come gli Arienti, sono dei fabbri provenienti dal bolognese. Questo cognome non esiste più in Giglio e nessuno se ne ricorda, ma i Massarini compaiono nei registri della chiesa fino al 1873. A questa data, i figli generati erano 79 su 19 matrimoni. Si sono legati con tutte le altre famiglie e in particolare, 3 volte con le Aldi.

 

XXIV. Magnani

Il capostipite Domenico, nato il 1570 a Serravezza, Firenze, non compare nella lista dei capifamiglia del secolo XVI, ma è censito dal Catastini nel 1627. Fino al 1710, l'economo parrocchiale annota i discendenti di Domenico, come 'del Magnano'. Quindi, Domenico doveva essere un fabbro di piccoli lavori come serrature e chiavi. Dei due nipoti con prole, solo Natale prosegue la discendenza in Giglio, il fratello Pietro deve essere emigrato in continente con tutta la sua famiglia, verso la fine del 1600. Al termine del secolo XIX, i figli nati erano 97 su 18 matrimoni, contratti in particolare 4 volte con le Aldi e 2 volte con le Pini, le Bancalà e le Mai.

 

XXV. Milianelli

GioMaria e il figlio Giuliano sono nati a Monte Lupo presso Firenze e forse erano degli scalpellini o dei legnaioli e carbonai. Giorgio, nato al Giglio, figlio di Giuliano, inizia la discendenza. La prole dei Milianelli a fine secolo XIX ammontava a 160 su 31 matrimoni, contratti il più delle volte con le Lubrani e le Bancalà.

Le rimanenti quattro famiglie Stefani, Rosa, Brizzi e Scotto si formano verso la fine del 1600. Le statistiche comprendono solo due secoli e, inoltre, per le ultime due si verifica la complicazione di omonimie con famiglie più recenti e di diversa origine.

 

XXV. Stefani

Antonio, registrato come 'Ser Antonio' viene in Giglio, quale cancelliere presso il tribunale di Giglio. Incontra Laura di GioBatta Maffi, commerciante, e nel 1677 ha una figlia. Si sposa poi nel 1686. Il figlio Stefano divenuto Arciprete, lascia una dotta relazione, inviata al Granduca, sulla storia e la società isolana. Tutta questa cultura verrà, in seguito, cancellata dall'isola arcigna che richiedeva ben altre capacità e conoscenze per la sopravvivenza dei suoi abitanti. Ser Antonio proveniva da Lucignano in Val di Chiana, nel contado d'Arezzo. A fine '800, gli Stefani, nati dai rami di Gio:Batta e Lorenzo, erano 254 su 43 matrimoni, più frequenti con le Bancalà, 8 volte e con le Rosa, 5 volte.

 

XXVI. Rosa

Il capostipite, Giuseppe, era probabilmente un pescatore di Praiano, presso Napoli. Il figlio Giacomo, nato a Porto Venere, sposa nel 1695 Francesca Preziani e dà inizio alla discendenza. Giacomo il pronipote di Giuseppe diventa Sacerdote. I Rosa, talvolta trascritti come 'de Rosa', a fine '800, avevano generato 147 figli su 24 matrimoni, contratti più spesso con le Baffigi.

 

XXVII. Brizzi

Nel 1693, Antonio, progenitore di questa famiglia, viene al Giglio da Colle Valdelsa, Siena. per assumere il comando della torre del Porto. Due anni dopo, sposa Anna di Giovanni di Giuseppe Aldi, di famiglia contadina possidente e originaria di Pienza. L'incarico di Castellano passa, poi, al figlio Daniele e da questo al nipote Antonio. La famiglia Brizzi, quindi, subentra ai Pini e ai Fisei sul comando della torre di difesa del porto dell'isola. Andrea, figlio di qust'ultimo castellano, sposa Maddalena Natali, di Vincenzo, il cui padre venuto da Livorno, era probabilmente un militare della torre e aveva sposato Margherita di Antonio Stefani, cancelliere del tribunale. Andrea fa studiare il figlio minore, Antonio, che, divenuto avvocato, sposa in prime nozze Carlotta Filippini e quindi Anna Milianelli, dalla quale ha 14 figli, 8 femmine e 6 maschi. Dei tre maschi sopravvissuti, Benvenuto, prende moglie ed emigra in America con il fratello Celso. Settimo, il terzo, rimane al Giglio e sposa Moma Mai, ma ha poca proprietà ed il figlio Ugo Andrea è costretto ad emigrare negli Stati Uniti, come gli zii.

Daniele, il figlio maggiore dell'ultimo castellano, Andrea, avendo sposato Margherita di Antonio Stagno di Sori, Genova, commerciante di 'panni e commestibili', entra nell'attività del suocero e aumenta il patrimonio della sua famiglia. Quindi, in definitiva. era stato più previdente del suo fratello intellettuale.

Francesco, figlio di Daniele, sposa Maddalena Carpina, figlia di un commerciante spezzino e prosegue l'attività del padre, lasciando i suoi tre figli, Andrea, Martino e Luigi eredi di molti terreni e caseggiati nel paese. Andrea, diventato segretario comunale, pubblica una pregevole 'Storia del Giglio', ma poi amareggiato dalle critiche dei compaesani per la sua intransigenza sulla libertà dei loro costumi, vende le sue proprietà ed emigra a Pisa. Questo ramo viene, a ragione, detto dei ‘Brizzi Castellani'.

Analizziamo, ora, il ramo di sinistra dell'albero genealogico della famiglia, perchè v'incontriamo un personaggio famoso.

Andrea, nato nel 1696 e primogenito di Antonio, tenente castellano, compare, come padrino nei registri dei battesimi, nel 1710 a 14 anni, nel 1712 a 16 anni, nel 1722 a 26 anni e, quindi, se ne perdono le tracce.

Il secondogenito, Francesco, sposa Caterina Bancalà e genera tre figli, Antonio, Raimondo e Giovanni.

Antonio si unisce in prime nozze con Margherita di Francesco Arienti da cui ha Pietro. Nel 1818, Pietro, primo sergente del Granduca, sposa Rosa Aldi e genera Enea, il famoso musicista e direttore della Banda dei Carabinieri. Pietro, rimasto vedovo, passa in seconde nozze con la fiorentina Assunta Papini e, nel 1866, muore al Giglio all'età di 79 anni. L'economo parrocchiale, nel registro dei morti, annota: 'il defunto non fu sepolto nel cimitero comune, perchè di religione protestante'. Raimondo diventa Capitano e partecipa alla battaglia contro l'invasione tunisina del 1799. La sua discendenza termina con la pronipote Maddalena che convola a nozze con Giuseppe di Giuseppe Lubrani, nel 1871.

Giovanni si fa prete e così questo ramo si secca.

 

XXVIII. Scotto

Domenico, probabilmente pescatore e contadino, approda in Giglio da Procida, intorno al 1695. Nel 1698 incontra Giulia di Cosimo Pini, pescatore, e inizia la famiglia Scotto. Questa va distinta da quella di Stefano Scotto, che nativo di Porto Ercole, sposa, nel 1771, Rosa Ballini di Porto S. Stefano. Gli Scotto del paese, a volte denominati 'di Scotta', sono tutti discendenti di Domenico, 'il procidano'.



[1]BRUNO BEGNOTTI, 'Cronache Gigliesi', pg. 309, Circolo Culturale Gigliese, 1999.

[2]CUNE PAOLICCHI, 'Storia dell'Isola del Giglio', pg. 89, Comune di Isola del Giglio, 1977.

[3]Registro dei Battesimi, anni 1683 e 1686.

[4]I particola del processo sono riportati a pg. 36 del libro in nota 1.

[5]CUNE PAOLICCHI, 'Storia dell'Isola del Giglio', pg. 57, Comune di Isola del Giglio, 1977

[6]Dal 1877 in poi, i battesimi degli abitanti del Porto sono registrati nella locale chiesa di S.Lorenzo.


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